Tutti noi siamo in grado di riconoscerela violenza fisica, che si manifesta con comportamenti aggressivi, pericolosi che lasciano lividi visibili nel corpo e nell’anima.
Meno visibile il maltrattamento subdolo e velato di chi esercita una violenza psicologica nell’ambito di una relazione.
L’abusante può essere un partner, un genitore, un datore di lavoro e l’arma utilizzata la PAROLA che, come una lama tagliente, può ferire e lacerare l’identità della vittima.
Per essere definita tale, la violenza emotiva non si esaurisce in un episodio ma si ripresenta e si mantiene nel tempo.
Provoca un impatto devastante sulla vittima che si sente imprigionata e paralizzata ma non è in grado di percepire la tossicità relazionale, soprattutto se in gioco ci sono legami affettivi significativi.
Molteplici le strategie utilizzate per mantenere il potere assoluto in una relazione disfunzionale.
Qui di seguito un elenco che può aiutarci a capire se siamo in relazioni sane o tossiche:
- SVALUTARE di continuo quello che il partner (figlio, collaboratore, famigliare) considera importante.
Sminuire i risultati raggiunti, gli studi conseguiti, i progetti da realizzare, considerandoli sempre “di poco conto”.
- UMILIARE in pubblico e in privato, fare commenti negativi per es. sul modo di vestire, di camminare
- IMPARTIRE lezioni di vita, mettendo in risalto la propria superiorità in tutti gli ambiti dell’esistenza
- IMPARTIRE ordini, scegliere senza considerare l’altro/a
- MANTENERE il controllo, limitando le interazioni sociali, l’uso del cellulare, la comunicazione fuori dal nucleo simbiotico della coppia
E poi ci sono i comportamenti PUNITIVI, che possono riassumersi nella frase “per me non esisti”.
Tra questi il silenzio, usato come arma per interrompere qualsiasi possibile comunicazione e l’indifferenza emotiva, somministrata per isolare l’abusato, farlo sentire invisibile e insignificante.
E ancora gli sguardi “laser” che criticano senza parole, le frasi manipolative che condizionano le tue scelte e generano atroci dubbi.
Possiamo facilmente ricordarci di quanti consigli, di quante restrizioni abbiamo collezionato per compiacere gli altri, per mancanza di coraggio, per dipendenza affettiva.
Sono infinite le strade che limitano la libertà personale e distruggono l’unicità.
Ci sono madri che non recidono il cordone ombelicale e mantengono legami simbiotici coi figli; partner che si sacrificano per mantenere la stabilità di coppia ecc.
Tutto questo accade perché laddove c'è un aguzzino esiste una persona che non crede in se stessa, che non riconosce il proprio valore , che non ha strumenti per ribellarsi e far valere i propri diritti.
E’ possibile uscire dal ruolo di vittima soltanto affrancando la propria autostima. Bisogna, non solo, diventare impermeabili al giudizio altrui ma attrezzarsi per superare i propri limiti, realizzare i propri sogni e dare il proprio contributo al mondo.
Scrivi commento